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31 October 2018

h3o Yacht Design su Barchemagazine.com

h3o Yacht Design, una visione diversa dalle altre

h3o Yacht Design ha un approccio diverso, una visione laterale delle cose. Fondato da Andrea Colli e Mario Bonelli, è uno studio di progettazione che sa spaziare dal motore alla vela, dal grande al piccolo, dal diporto ai mezzi da lavoro. Sempre in maniera molto originale, con una grande attenzione alla mobilità “verde”, e senza farsi spaventare dai problemi complessi

  Due più uno. Due architetti e un ingegnere. Andrea Colli (nella foto di apertura)Mario Bonelli e Paolo Portinari. h3o Yacht Design è uno studio di progettazione integrata. Hanno una lunga esperienza nel campo della nautica e, soprattutto, sanno spaziare dal mondo della vela a quello del motore, barche grandi e piccole, gommoni e tender.

  Dategli un problema galleggiante da risolvere e lo faranno. Hanno storie e personalità molto diverse e anche i ruoli in studio sono ben definiti. La “macchina” funziona da quindici anni e ormai è oliata alla perfezione. Andrea Colli coordina h3o Yacht Design, è il “frontman,” è quello che ha il primo rapporto con clienti e cantieri, e le barche, soprattutto a motore, le ha nel sangue:«Mastico pane e nautica da quando ero bambino. Mio papà lavorava in questo settore, produceva “canotti”. Erano gli anni 60’ e 70’, quando Milano era la capitale della nautica. Avevamo il cantiere sul Lago Maggiore e ci occupavamo anche di importazione di barche e motori fuoribordo. Poi quando mi sono laureato in architettura mio padre mi ha detto: Vuoi disegnare le barche? Prima impara come sono fatte e impara a venderle. Così ho fatto esperienza come commerciale per Boston Whaler e Uniesse. Un periodo importantissimo della mia vita che ora, come architetto, mi consente anche di avere la sensibilità di capire cosa vogliono gli armatori e il mercato».
 
Mario Bonelli arriva invece dal mondo della vela, tante miglia in tutto il mondo e a tutte le latitudini e poi tante regate. Anche per lui una laurea in architettura al Politecnico di Milano e un master in disegno industriale. Lui rappresenta l’anima creativa di h3o Yacht Design, ha un approccio molto particolare verso la progettazione, un “pensiero molto laterale”: «Mi piace vedere le cose da “un altro” punto di vista. Trovare strade nuove per disegnare e progettare. Sono ovviamente consapevole che se chi è venuto prima di noi ha sempre fatto le cose in un determinato modo ci sarà un buon motivo, ma essere capaci di scoprire e portare avanti approcci fuori dal coro è nel nostro DNA».
Colli e Bonelli hanno fondato lo studio nel 2004 e sono entrati nel mondo della nautica dalla porta principale. «Era il 2004, Pirelli stava cominciando con PZero ad aprire sul mercato la licenza del loro marchio anche ad altri ambiti, ad esempio l’abbigliamento – ci racconta Andrea Colli – e gli proposi di fare, anzi di tornare a fare, i gommoni. Abbiamo così progettato tutta la loro prima generazione dal 3,7 fino al 14 metri».

Paolo Portinari è invece l’ingegnere del gruppo, ed è anche un po’ quello che rende spesso possibili le visioni di Mario e Andrea, ottimo velista è un appassionato pilota di aliante. È lo strutturalista di h3o e disegna le carene, si è unito a loro nel 2010, anche lui con una lunga esperienza nel settore della nautica. «Una delle cose che ci contraddistingue è quella di saper risolvere soluzioni molto complicate – ci racconta Paolo – che si tratti di progetti nuovi o di refitting, di pensare carene o di ridisegnare un piano di coperta, il fatto che tutti e tre sappiamo navigare è importante. Parliamo la stessa lingua dei nostri clienti». Uno dei vostri progetti più interessanti è sicuramente X-Factor, un catamarano a vela ad altissimo contenuto tecnologico: «È stata una sfida complicata – ci racconta Andrea Colli – partita dall’entusiasmo di un armatore illuminato, da una barca esistente, un grande cat da regata. Abbiamo dovuto stravolgerlo completamente, renderlo abitabile, metterci a bordo anche la lavatrice…».

Aggiunge Mario Bonelli«In molti pensano che dover intervenire sulla base del lavoro di qualcun altro abbia un valore progettuale inferiore, e invece spesso è molto più complicato e richiede più competenze che non dover intervenire da zero. Soprattutto in questo caso, dove abbiamo realizzato una barca innovativa, energeticamente indipendente, grazie ai pannelli solari di cui era dotato, alla propulsione elettrica e alla sua grande efficienza quando naviga a vela».
 

Quella della propulsione elettrica è una costante della vostra progettazione e ha avuto proprio ora il suo coronamento con l’assegnazione ad h3o Yacht Design della Menzione d’onore al Compasso d’oro ADI Design.«Si, è stata una grande soddisfazione. L’abbiamo ottenuta grazie a Reboat, nella categoria mobilità sostenibile, una barca a emissioni zero. È proprio il risultato di un lavoro che parte da lontano su un progetto che si chiamava Activ-e, poi è stata sostenuta da un grande fornitore di energia, Repower». 

Tutti parlano di elettrico, spesso più per motivi di marketing e molti cantieri tendono ad infilare nei loro listini barche “ibride”, ma che poi vanno sempre a gasolio. «Activ-e è qualcosa di molto diverso– mi racconta Mario Bonelli –. Nasce sul lago di Grada, un luogo dove c’è un’utenza che viene dal Nord Europa, molto attenta alle tematiche ambientali. Lì vanno tutti in giro con biciclette elettriche. Ci siamo chiesti perché non proporre la propulsione elettrica anche per i tanti taxi che lavorano sul lago? E l’idea ha avuto decisamente successo. Lì il problema era anche superare gli infiniti limiti normativi e di volumetrie, abbiamo creato una barca di 10 metri che può trasportare 30 persone. Per farlo abbiamo “eliminato” i motori. Abbiamo disegnato e poi realizzato dei Pod elettrici che non ingombrano un centimetro quadrato in coperta».

La storia dei progetti di h3o Yacht Design è un’interessante alternarsi di refit, di barche one-off e di produzione di serie«Tra i primi io sottolineerei due casi particolari e opposti– ci racconta Colli – Con Tornado 38 abbiamo messo le mani su un nome storico e importante della nautica italiana. Ci siamo inventati una nuova coperta e una nuova disposizione degli interni che sono molto piaciuti. All’opposto il lavoro con Revolver 42, un progetto estremo, sulla base di una carena di Michael Peters, piena di elementi mobili e che doveva viaggiare a 68 nodi…».
Passiamo a parlare della produzione di serie, qui avete avuto un notevole successo anche al di là dell’Oceano«In Brasile– prosegue Colli – con Torpedo Marine, abbiamo realizzato un’intera gamma di battelli pneumatici, dai 5 ai 9 metri. Con Argos, a Miami, abbiamo creato un’altra linea di gommoni, dai 2,7 fino ai 6 metri, e sempre in Florida – ma qui non possiamo ancora anticipare nulla – stiamo portando avanti un progetto molto innovativo di Crossover. Una barca che richiama molto i veloci Center Consolle da pesca tipici di quelle acque, ma che “si incrocia” con gli scafi da crociera. Ha molte parti trasformabili ed è qualcosa di molto nuovo, arriverà l’anno prossimo». «Anche il nostro ultimo progetto, FFA, è destinato alla realizzazione di una gamma– interviene Mario Bonelli – il primo modello è un maxi tender per megayacht, nato anche qui grazie all’intraprendenza di un armatore evoluto. I problemi progettuali erano molti e dovevamo inventarci spazi che in realtà non esistevano su uno scafo di 7 metri». 
In effetti, un problema non da poco… «Ci siamo inventati dei veri mezzi tubolari. Non sono in poliuretano, sono veramente a sezione semicircolare. Questo permette di guadagnare molto spazio calpestabile. Sembrava impossibile da fare, ci avevano detto di lasciare stare e invece funzionano e anche bene. Come dicevo ci piace inventare soluzioni nuove. Allo stesso modo ci siamo studiati noi sistemi complessi per musoni dell’ancora, plance, portelloni, hard top…».

Il vostro confronto con modelli di nautica tra loro molto diversi vi ha portato a conoscere bene questo mondo e a risolvere tanti problemi. Dovendo però immaginare la barca del futuro, quella che ancora deve venire, come la vedete? Qui parte per primo Paolo Portinari«Permetterà di vivere il mare veramente. Deve essere emozionale, ma anche molto funzionale».«Sono d’accordo ribadisce Bonelli – deve essere capace di risolvere delle esigenze. Non credo proprio che nella nautica sia già stato inventato tutto. Ci vuole coraggio, e non solo nelle dimensioni, nel fare “cose” galleggianti sempre più grandi. Anzi, è nel piccolo che bisogna lavorare, affrontare tutti i piccoli aspetti, i dettagli che possono rendere la vita a bordo migliore. Eliminare tutto il possibile, anche le finte esigenze».
«L’altro aspetto fondamentale – conclude Andrea Colli –è il rispetto dell’ambiente. Il fatto che abbiamo investito così tanto nell’ambito dell’elettrico non è un caso. Gli armatori e i canteri sentono sempre più questa esigenza. E bisogna saperla interpretare nel modo più attuale e sincero possibile». (h3o Yacht Design, una visione diversa dalle altre – Barchemagazine.com – Agosto 2018)